E così mi accovaccio accanto alla sorgente. Guardo il fondo della pozza, l’acqua è limpida, riesco a distinguere le rocce e le radici del salice. Potrei dire che rifletto sul saggio di Marcel Mauss – ho appena finito di leggerlo - ma non è vero: la posizione da accovacciato che mantengo plasticamente non suggerisce nulla di tanto intellettuale. In realtà giusto stamattina, molto presto, mentre salivo lungo i tornanti, sono stato divorato dal passo, dalla cadenza, dal fruscio dei calzoni sugli arbusti secchi, dal respiro - il mio. E ora come ora, accovacciato accanto alla pozza in cui l’acqua si riversa, il rumore di fondo cancella le voci e il turbinio nella testa - la mia. Quanta inimicizia è dovuta alle parole? Me lo chiedo mentre scrivo, prima di cominciare a scrivere, non lì, accovacciato accanto alla sorgente. Accanto alla sorgente invece, e in luogo di Marcel Mauss oltre che delle riflessioni sulla inimicizia, si conferma una sensazione, qualcosa di uditivo che si somma al gor...
DI TANTA BELLEZZA
"Quel se stesso che se stesso diventar doveva per un ineluttabile precondizionamento" (Ulisse, J. Joyce)